PALAZZO DELLA ZISA
DESCRIZIONE
Al-Azīz, “il glorioso”, “lo splendido”, il palazzo che era il cuore sontuoso del Genoardo, il meraviglioso parco colmo di alberi da frutto, peschiere, padiglioni, bacini d’acqua, che si estendeva per chilometri fuori dalle mura del Palazzo Reale.
Fondata da re Guglielmo I nel 1165 e completata dal figlio Guglielmo II, la Zisa è un sorprendente esempio di architettura palaziale islamica-fatimide. Fuori le mura dell’antica Palermo, faceva parte del Genoardo (dall’arabo Jannat al-ar, “giardino” o “paradiso della terra”) che, ispirandosi ai giardini islamici, abbracciava dall’esterno la città normanna. Nel tardo medioevo fu trasformata in dimora agricola fortificata e restò abbastanza immutata fino al 1635-36, quando Giovanni de Sandoval e Platamone acquistò il palazzo normanno e lo rimaneggiò pesantemente. Passerà nell’Ottocento ai principi Notarbartolo, poi a metà Novecento sarà espropriata e acquistata dalla Regione Siciliana. Nel 1971 il famoso crollo dell’ala nord dell’edificio e l’inizio del recupero dovuto alla passione dellʼarchitetto Giuseppe Caronia.
L’edificio, a pianta rettangolare con due avancorpi turriformi, si sviluppa su tre livelli, marcati da sottili cornici e da archi ciechi a rincasso che inquadrano le finestre (oggi rettangolari, originariamente bifore).
Chiude il palazzo, in alto, una fascia con epigrafe in arabo, oggi frammentaria a causa dei tagli realizzati in epoca moderna per ottenere la merlatura.
Al pianterreno, la «sala della fontana», sala a iwan di tipo islamico, è aperta sul lungo vestibolo attraverso un ampio arco ogivale sorretto da colonne. Tutte le pareti della sala sono decorate con fasce a mosaico e tarsie marmoree in opus sectile. Sul lato occidentale, sopra la fontana si trova un pannello musivo che raffigura arcieri e pavoni, raro esempio di mosaico bizantino con temi profani e iconografie islamiche. Al di sotto del mosaico si trova una nicchia da cui un tempo sgorgava l’acqua della fontana che, scivolando lungo una lastra marmorea, si riversava nella canaletta aperta sul pavimento e quindi raccolta nella grande peschiera rettangolare posta all’esterno dell’edificio. La sala centrale del secondo piano è stata profondamente modificata nel XVII secolo: in origine presentava un atrio quadrato scoperto con al centro un impluvio, di cui si conservano ancora le tracce. Antistante ad essa è la sala belvedere, aperta verso la città attraverso un’ampia finestra centrale e due minori laterali poste entro due piccoli vani ricavati nello spessore murario.
A settentrione del Palazzo sorge isolata la cappella, oggi inglobata in edifici moderni: dedicata alla SS. Trinità, è a un’unica navata coperta con volte a crociera e un presbiterio sovrastato da una cupola.
All’interno della Zisa, oggi Museo d’Arte Islamica, è conservata la “Epigrafe Quadrilingue”, una lapide marmorea di forma esagonale con una croce centrale in opus sectile che riporta un’iscrizione in quattro diverse lingue (latina, greca, araba e giudeo-araba) eseguita per il sepolcro di Anna (morta nel 1148), madre di Grisanto, prelato di corte: una testimonianza unica al mondo del sincretismo linguistico e culturale della Sicilia normanna.