Cuba
DESCRIZIONE
La Cuba è stata ritenuta per molto tempo una costruzione di epoca araba, tesi poi smentita dalla traduzione di Michele Amari, avvenuta nel 1849, dell’iscrizione araba scolpita a coronamento del palazzo dove si riporta il nome di re Guglielmo II - indicato come costruttore dell’edificio - e la data del 1180: è quindi una delle ultime architetture dell’età normanna.
La costruzione si presenta come un compatto parallelepipedo a pianta rettangolare, lungo 31 metri, largo 16,80 metri e alto altrettanto, orientato sull’asse ovest-est e caratterizzato da quattro corpi aggettanti al centro di ogni lato.
All’esterno è scandita da slanciate arcate cieche a forma leggermente acuta ricavate all’interno della muratura con precisi ritmi, alternate e segnate dalla presenza di monofore e bifore (aperte nella zona inferiore, chiuse in quella superiore). Un sistema, questo, pensato per permettere la circolazione interna di aria fresca.
L’ingresso dell’edificio, che era bagnato per tre lati da un ampio bacino d’acqua di forma rettangolare attestato ancora nel XVI secolo, doveva trovarsi sul lato occidentale.
All’interno, tre ambienti allineati e comunicanti tra loro, di cui uno centrale più ampio e due laterali.
La sala centrale doveva presentare in origine quattro colonne poste agli angoli, sulle quali poggiavano quattro alte arcate a sesto acuto che delimitavano un cortile centrale aperto, di forma quadrata. Gli scavi condotti nel 1936 hanno riportato alla luce i resti di un impluvium a forma di stella a otto punte – parte di un pavimento originario – e un frammento di mosaico pavimentale. Nella nicchia della parete meridionale della sala si trovano, invece, i resti della decorazione a muqarnas in stucco, che presenta un motivo con un fitto intreccio di fettucce ed elementi fitomorfi. Alla sala centrale si affiancano in simmetria i due ambienti laterali a iwan, di cui quello occidentale articolato in tre sezioni, una centrale di forma quadrata coperta con volta a crociera, due vani rettangolari, in origine con colonnine entro nicchie angolari, oggi scomparse.
Nel corso del tempo l’edificio ha subito diverse manomissioni e trasformazioni, conseguenza delle sue diverse destinazioni d’uso, ma anche diversi restauri, di cui quelli più consistenti ad opera dell’architetto Francesco Valenti negli anni Trenta del secolo scorso.