Chiesa di Santo Spirito
DESCRIZIONE
La Chiesa di Santo Spirito sorge all’interno del cimitero di Sant’Orsola. Connessa a un convento, fu edificata tra il 1173 e il 1178 dall’arcivescovo Gualtiero e consacrata nel 1179, come attestava un’iscrizione presente nel presbiterio. Abitata dai monaci cistercensi dell’abbazia di Sambucina in Calabria e legata alla chiesa madre di Clairvaux, nel 1232 passò alle dipendenze dell’abbazia cistercense di Casamari, vicino Roma. L’edificio si contraddistingue pertanto per la semplicità dell’interno, affine alle prime chiese cistercensi, ma arricchito all’esterno, sui muri laterali e sulle absidi, da archi ogivali incrociati e da ghiere e inserzioni a tarsie bicrome, elementi tipici dell’arte normanna.
Nel 1573 i beni dell’abbazia furono concessi ai padri Olivetani, che ne detennero il possesso fino al 1748. Tra il 1782 e il 1783 la chiesa fu pesantemente modificata e l’abbazia demolita per costruirvi il cimitero di Sant’Orsola, voluto dal viceré Domenico Caracciolo. A partire dal 1882, la basilica venne drasticamente restaurata da Giuseppe Patricolo che tentò di ripristinare l’assetto originario della fabbrica normanna, eliminando il pesante apparato aggiunto in epoca barocca. Presenta una facciata a salienti, purtroppo incompleta. L’interno, nudo e semplice, è a tre navate divise da archi ogivali sorretti da pilastri cilindrici nelle navate che divengono quadrati nel presbiterio.
La concezione planimetrica, caratterizzata dal corpo presbiteriale sporgente lungo i muri longitudinali, sembra improntata su quella delle grandi cattedrali di Palermo e Monreale.
La navata centrale è circa due volte e mezzo più ampia rispetto a quelle laterali. Tali elementi potrebbero anche essere ricondotti ai criteri proporzionali dell’architettura cistercense.
Pertanto assistiamo alla fusione tra modelli cistercensi e concezioni tipiche dell’architettura arabo-normanna. La chiesa di Santo Spirito divenne molto famosa a partire dal 31 marzo1282 quando, durante la recita dei Vespri, un soldato francese offese una giovane siciliana; il marito e gli altri uomini presenti diedero il via alla celeberrima rivolta contro il dominio angioino. L’episodio fu solo il pretesto: l’odio per gli invasori d’oltralpe, già ben radicato, diede inizio così alla “Guerra del Vespro” (1282-1302), al termine della quale i siciliani scacciarono i francesi dall’isola.