Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi
DESCRIZIONE
Non esistono notizie certe sulla fondazione della chiesa di San Giovanni, detta “dei Lebbrosi”.
Secondo Tommaso Fazello (1558) e altri storici più recenti, la chiesa fu fondata da Roberto il Guiscardo e dal fratello Ruggero d’Altavilla all’indomani dell’assedio di Palermo (1071-72) nel sito in cui esisteva un castello islamico.
Di questa struttura prenormanna rimangono oggi soltanto pochi resti murari e frammenti di pavimentazione. Probabilmente durante il periodo della conquista di Palermo i normanni iniziarono soltanto la costruzione della chiesa, completata successivamente. Il suo nome attuale è dovuto a un lebbrosario che vi fu annesso poco dopo la metà del XII secolo, mentre oggi è di proprietà del demanio regionale e sede di parrocchia.
Sia l’esterno sia l’interno dell’edificio si presentano molto sobri. L’apparecchio murario esterno, in conci ben squadrati di calcarenite, è articolato tramite le monofore ogivali a doppia ghiera. Queste ultime presentano transenne traforate, rifatte sulla base dell’unica transenna in stucco superstite proveniente dalla chiesa di San Giovanni degli Eremiti, oggi esposta all’interno del Palazzo della Zisa. In facciata, il volume aggettante che introduce alla chiesa è affiancato a destra dal corpo della scala che conduce al campanile, eseguito in sostituzione di quello più antico durante i restauri di Francesco Valenti tra il 1925 e il 1930.
È possibile che in origine il portico/campanile fosse un ingresso-torre campanaria simile a quello di Santa Maria dell’Ammiraglio.
La pianta mostra uno schema basilicale a tre navate divise da tre coppie di pilastri a pianta ottagonale, sui quali s’impostano quattro arcate a sesto acuto.
L’area presbiteriale, sopraelevata rispetto al piano di calpestio, è introdotta da una coppia di pilastri a pianta cruciforme. Le campate del presbiterio sono concluse da altrettante absidi delimitate da colonnine angolari. La campata centrale è sovrastata da una cupola il cui raccordo col quadrato d’imposta è operato mediante le consuete nicchie angolari con ghiere a rincasso.