CASTELLO A MARE
DESCRIZIONE
Nei pressi del porto della città di Palermo, sul molo trapezoidale settentrionale della Cala, sorgono i resti del Castello a Mare.
Si tratta del più importante baluardo difensivo del porto di Palermo fino al XX secolo.
La sua esistenza è ampiamente attestata dalle fonti di epoca normanna, che descrivono il Castellum Maris ricco di muraglie e torri, ricordandolo con l’attributo di “antico” (vetus) e “inferiore” (inferior) per distinguerlo dal “nuovo” e “superiore” Palazzo Reale. La costruzione, tuttavia, non è da escludere possa risalire o essere sorta su preesistenze di età islamica, ipotesi che, tuttavia, rimane ancora da verificare. Recenti indagini archeologiche, condotte nei pressi del cosiddetto “mastio arabo-normanno”, hanno riportato alla luce alcuni resti di sepolture di tipo musulmano, che lascerebbero supporre l’esistenza di un insediamento in questo luogo in epoca pre-normanna; inoltre, appare molto significativa in tal senso la presenza di una torre settentrionale a guardia del porto di Palermo in una carta risalente alla prima metà del secolo XI, dove esso è difeso a settentrione e a meridione da due torri indicate con l’appellativo di “torri della catena” per l’uso di tendere tra le due torri una grande catena a chiusura del porto.
Fino al 1923 la fortezza presentava una cinta muraria quadrangolare, bagnata dal mare su due lati, che racchiudeva al suo interno un vasto complesso architettonico difeso dai caratteristici bastioni a punti di lancia cinquecenteschi.
Vi si accedeva dalla quattrocentesca porta d’accesso principale rinserrata tra due torri a pianta poligonale, oltre la quale si trovavano anche un palazzetto e una chiesa cinquecenteschi. Quest’ultima, verosimilmente edificata in età normanna, fu elevata a parrocchia a partire dal 1580 sotto il titolo di San Giovanni Battista e di San Silvestro e andata distrutta nel 1922. Altre due chiese sorgevano nelle immediate vicinanze della fortezza: la chiesa di San Pietro la Bagnara - situata verso la città ed edificata da Roberto il Guiscardo dopo la presa di Palermo da parte dei Normanni (demolita nel 1834 per esigenze strategico-militari) - e la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, situata dal lato della Cala e fondata nel 1564 (distrutta, invece, a causa dei bombardamenti alleati di Palermo nel 1943).
Tra il 1922 e il 1923 l’intera struttura fu oggetto di pesanti demolizioni, realizzate per ampliare il porto di Palermo.
Rimasero in piedi soltanto il corpo d’ingresso quattrocentesco, le basi dei bastioni cinquecenteschi e parte della torre mastra. Quest’ultima venne restaurata e consolidata ad opera di Francesco Valenti tra il 1924 e il 1935.
Si tratta di un torrione, probabilmente il mastio, con un vano centrale quadrato che presenta delle nicchie semicilindriche su tre lati. Il muro a scarpa nella parte inferiore della torre venne costruito a scopi difensivi presumibilmente nel XIII secolo, durante il regno dell’imperatore Federico II di Svevia, insieme a due garitte, una sul fronte settentrionale e una su quello occidentale, ancora oggi esistenti.
Le porzioni medievali delle murature si distinguono per la presenza di piccoli conci e di un arco ogivale sul fronte orientale, oggi murato.
Le porzioni moderne sono caratterizzate, invece, dall’impiego di grandi conci. La cinta muraria quadrangolare, più ampia rispetto a quella medievale, fu realizzata nel XVI secolo, quando la torre subì la demolizione della porzione superiore e fu inglobata in una più grande struttura turriforme. In seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, la torre subì il crollo parziale di una parte delle strutture superiori.
Si trattava di un arco a rincasso con ghiera a raggiera che racchiudeva una finestra ogivale in alto e una porta con architrave in basso, secondo una soluzione già presente in altri edifici palaziale palermitani quali il castello della Favara, lo Scibene, la Zisa e la Cuba.